Intervista al Dr. Schembri: la Prevenzione

Author: Stefania Carlotto

Facciamo della prevenzione il nostro stile di vita!
Intervista con il Dottor Schembri

Published: Wednesday, June 06th, 2018 - H.06:56PM
Author: Stefania Carlotto

Il desiderio di conoscere è una caratteristica che accomuna tutti gli uomini.
Grazie all’intelligenza è data a tutti, credenti e non credenti,
la possibilità di «attingere alle acque profonde» della conoscenza
.”

(Giovanni Paolo II - Enciclica “Fides et Ratio” - 14 settembre 1998)

Ogni volta che parlo con i medici, emerge con un’impellenza sempre maggiore, il bisogno di far circolare
informazioni corrette, chiare ed esaustive ed è per questo che sono grata a tutti questi medici e professori
perché nel rispetto del Giuramento di Ippocrate, ci rendono semplici le informazioni scientifiche.
Sta a noi poi utilizzarle come si fa con un seme: lo piantiamo, lo innaffiamo e ne seguiamo la crescita fino a quando darà i suoi frutti.

Concludo, ringraziando, l’incontro con il Dottor Gerlando Davide Schembri, che avete già conosciuto qualche giorno fa,
con il completamento di questa panoramica su nutrizione, diete e prevenzione.

SC

Dottor Schembri, secondo il rapporto Osservasalute 2016, che fa riferimento ai risultati dell’Indagine Multiscopo dell’Istat “Aspetti della vita quotidiana emerge che,
in Italia, nel 2015, più di un terzo della popolazione adulta (35,3%) è in sovrappeso, mentre una persona su dieci è obesa (9,8%);
complessivamente, il 45,1% dei soggetti di età ≥18 anni è in eccesso ponderale.
Cosa si può fare per invertire questa tendenza?

GS

E’ un dato che dovrebbe allarmare al punto di attivare subito tutte le misure necessarie a sensibilizzare e informare tutta la popolazione!
E’ chiaro che la ricchezza e la disponibilità di cibo, soprattutto indipendentemente dalla stagionalità, è uno scotto che paghiamo tutti in obesità e sovrappeso.
Dovremmo essere edotti almeno sui principi di base che riguardano l’alimentazione quotidiana, partendo da una colazione appropriata,
un pranzo equilibrato e una cena leggera, mentre statisticamente si ha una colazione sbilanciata, un pranzo occasionale
e una cena importante perché coincide con il momento della giornata in cui si è più rilassati.
Purtroppo la disponibilità di cibo non va di pari passo con la conoscenza nutrizionale del cibo.

SC

In Italia la percentuale di bambini e adolescenti obesi è aumentata di quasi 3 volte nel 2016 rispetto al 1975:
possiamo affermare che dipenda dai “regimi alimentari” errati delle famiglie italiane?
Come legge questo dato Dottore, e cosa potrebbe consigliare ai nostri lettori?

GS

Il primo motivo che porta a questa situazione è che le famiglie non sono informate correttamente e raccolgono informazioni,
senza saperle discriminare, dalla televisione, dalle riviste, da internet, dal “sentito dire”:
manca la fonte di informazione direttamente dai medici di famiglia e dalla scuola.
Un altro motivo è che spesso, per far prima, si consumano cibi che non fanno parte della Dieta Mediterranea,
che in realtà non si conosce, e sono cibi molti ricchi di calorie e poveri di nutrienti: ad esempio gli affettati
o i cibi pronti. Una volta la spesa si faceva quotidianamente, oggi invece c’è una grande disponibilità alimentare e si fa settimanale,
se non addirittura mensile.

Il risultato è che mentre la quotidianità ti obbliga a variare gli acquisti,
perché da un giorno all’altro ti ricordi di quello che hai mangiato il giorno prima e istintivamente metti in tavola dell’altro,
questo non accade quando hai sempre la dispensa piena.
Inoltre i ragazzini sono molto più sedentari, giocano più con i video games che a pallone,
hanno libero accesso alle dispense che sono ben fornite di merendine, snacks, succhi di frutta eccetera.

Ecco quindi che la mancata o cattiva informazione per poter fare una spesa corretta e l’assenza di attività fisica,
unite alla mancanza di tempo per cucinare i pasti, portano al consumo di alimenti che creano carenze nutrizionali ed hanno,
di conseguenza, ripercussioni sullo stato di salute.

SC

Secondo l’OMS l’insorgenza dell’83% delle patologie gravi e di oltre 1/3 dei tumori può essere evitato con un corretto stile di vita.
Secondo Lei perché invece le persone percepiscono il sovrappeso solo come un fattore estetico?

GS

In primo luogo perché la percezione è che il cibo sia un carburante e quindi se non lo consumo ingrasso
e se ho un metabolismo veloce lo consumo di più e quindi sono magro.
L’equazione che ne deriva è che magro = salute, grasso = non salute.
E questo è vero solo in parte, infatti se ho un metabolismo molto veloce e mangio tutto quello che mi pare,
dolci, grassi, formaggi, affettati, carne, è vero che rimango magro, ma la mucosa intestinale di un magro che si alimenta in modo non equilibrato,
è come quella di uno che va in sovrappeso/obeso e quindi lo stimolo che si ha sull’intestino e sull’apparato gastrointestinale,
sul fegato e sul pancreas è peggiore di uno che è in sovrappeso di 20 kg,
ma che lo è diventato mangiando la pasta, il riso o il pane.

Torniamo al fatto che non si considera il cibo come un portatore di principi nutritivi e di antiossidanti,
ma lo si considera come un semplice carburante, da qui la percezione principale delle persone,
che vedono il peso come un fattore estetico e non lo associano come un portatore di salute o un precursore della malattia.

L’ignoranza è un altro fattore importante:
i più non sanno che il tessuto adiposo in realtà è un organo, si chiama organo adiposo,
che produce una serie di sostanze e che più lo si riduce e meglio si sta.
Le persone inoltre non conoscono le statistiche di rischio e non si curano di prendere atto degli studi scientifici.

SC

Molta parte della Sua attività è dedicata alla nutrizione delle donne affette da tumore al seno,
eppure spesso, alla richiesta da parte di pazienti oncologici circa il regime alimentare,
la risposta che ricevono è, “può mangiare di tutto: le analisi sono a posto”… come si spiega?

GS

Intanto è bene sottolineare che in presenza di malattie metaboliche,
le persone con il diabete rischiano di avere un’incidenza più alta di tumori:
è emerso da recenti studi scientifici che i tumori “si nutrono” di zucchero
ed è un fattore di rischio notevolissimo per tutti i tipi di tumore.
Anche in considerazione di questo fattore di rischio, il diabetico deve tenere la glicemia sotto controllo
e soprattutto, non sottovalutare mai la gravità di questa patologia.

Tale rischio ho potuto constatarlo nelle donne già malate di tumore al seno che, pur con una glicemia normale,
o nell’ambito della normalità, più alta, hanno un maggiore rischio di recidive.
Ecco perché è, a mio avviso, assolutamente indispensabile considerare la nutrizione come fattore di base.

Invece la nutrizione clinica e la nutrizione in generale in ambito medico, nasce come un aspetto sommario, di cornice.
Solamente negli ultimi 15 anni è diventato un aspetto che viene preso in considerazione rispetto all’aumentata efficacia dei farmaci,
alla riduzione degli effetti collaterali di questi e all’aumento dell’efficacia di alcune terapie.
La nutrizione è importante sia nella prevenzione primaria che nella prevenzione secondaria
e pur essendo un presupposto importante, in realtà è ancora troppo poco considerato come tale.

Occorre tenere presente che purtroppo i medici non hanno una grossa formazione sugli aspetti nutrizionali
ed anche se ci sono corsi di aggiornamento sull’argomento, non c’è alcun obbligo di frequentazione,
pertanto possono scegliere e accedere a corsi specifici
e normalmente il medico sceglie quelli più aderenti alla propria specializzazione principale.

Non è irrilevante pure l’aspetto burocratico a cui un medico non si può sottrarre e se a questo si aggiunge
che il medico è già oberato di lavoro, si capisce perché non abbia il tempo materiale di illustrare ai pazienti il modo corretto di fare prevenzione.
Tutto ciò dispiace ed è un problema, sia per il paziente, perché viene posto in una situazione di assoluto rischio,
sia per il medico che di fatto è tagliato fuori dagli aggiornamenti e dalle ultime evidenze degli studi scientifici.
Si sa che la medicina e la scienza indagano costantemente, si rinnovano ed arricchiscono di nuovi traguardi,
che però non vengono condivisi e resi disponibili in modo capillare, ma rimangono a disposizione di chi si occupa in modo specifico di questa materia.

Ecco perché non è strano potersi trovare di fronte al paradosso di confrontarci con un medico che nella sua specialità sia un’eccellenza
e contemporaneamente sia assolutamente digiuno di conoscenze nella nutrizione.

SC

Infine, Dottore,
Le chiederei di fare almeno un accenno alla correlazione tra nutrizione e menopausa,
che è un momento molto importante della vita della donna e sappiamo come questo cambiamento
possa incidere non solo psicologicamente, ma anche con un aumentato rischio di sviluppare neoplasie.

GS

C’è un fabbisogno aumentato in menopausa di certi principi nutritivi perché aumentano i cambiamenti legati
alla caduta degli estrogeni in questo periodo; per esempio successivamente alla caduta degli estrogeni post-menopausali
la donna ha un aumento del rischio cardiovascolare che si parifica a quello degli uomini,
inoltre assistiamo al rischio legato ad una osteopenia che può diventare un’osteoporosi,
cioè una carenza di Vitamina D e di calcio che è più accentuata in questa fase della vita e che lo è di base più nella donna rispetto all’uomo.

Su tale aspetto bisogna intervenire, valutando i fattori di rischio generali e poi scendere nel dettaglio per poter personalizzare la prevenzione stessa:
ogni donna vive la menopausa in modo a sé stante, non tutte presentano gli stessi fattori di rischio e non tutte le donne partono svantaggiate allo stesso modo,
dipende molto dallo stile di vita mantenuto prima della menopausa.

Per quanto riguarda i tumori, sia le campagne di screening, così come le terapie hanno fatto registrare una diminuzione di mortalità per molti tipi di tumori femminili,
la mortalità per tumori al seno sta diminuendo ed è un risultato ottimo, ma l’incidenza di tumore al seno sta aumentando ed è un trend in crescita che ultimamente
tende a stabilizzarsi grazie allo stile di vita. D’altra parte fino a prima della menopausa questi squilibri sono compensati dall’organismo,
ma quando l’ovaio va in pensione e non produce più gli estrogeni, questo meccanismo ormonale aumenta e determina alcuni fattori di rischio perché ci possono essere delle carenze nutrizionali. In realtà ci sono anche delle linee guide per quanto riguarda l’alimentazione e lo stile di vita in menopausa e riguardano l’attività fisica, il consumo di frutta secca da assumere nella prima parte della giornata, il consumo di verdure crude, l’introduzione di cereali integrali, l’aumento del consumo di pesce, la riduzione della carne. E poi è bene considerare che nelle varie fasi della vita il fabbisogno nutrizionale cambia e che dopo la menopausa c’è una tendenza al sovrappeso. Per questo occorrerebbe ridurre la quantità di cibo considerando l’introito calorico giornaliero rivedendolo al ribasso, perché non si può a 55 anni mangiare quello che si mangiava a 35 e soprattutto per evitare una serie di patologie di cui la condizione della menopausa può essere uno stimolo all’insorgenza, soprattutto se accompagnato ad uno stile di vita poco cosciente.

Invece, aumentare il consumo di alimenti che hanno i fitoestrogeni, ad esempio i legumi, i cereali integrali, la frutta secca,
compensa molto questa caduta ormonale e, se non ci sono indicazioni diverse da parte del ginecologo,
è un modo per aiutare l’organismo in maniera naturale a sostenere questa fase di passaggio
che nelle donne è molto più marcata rispetto all’andropausa,
che è molto più spalmata nel tempo e i cui effetti non sono percepiti in modo altrettanto evidente.

Un accenno infine alla terapia ormonale sostitutiva:
se c’è una sintomatologia da menopausa che è invalidante, poco tollerata dalla paziente
e che può compromettere la sua salute anche psicologica e sociale è indicata,
altrimenti si tende di compensare con l’alimentazione e la corretta integrazione naturale.

Le linee guida rispetto all’utilizzo dell’HRT (terapia ormonale sostitutiva) evidenziano l’aumento,
seppur minimo, di rischio di alcuni tipi di cancro e quindi è bene limitarne il più possibile l’uso.

Stefania Carlotto