Dolce da morire!

Author: Stefania Carlotto

Dolce da morire!

Published: Thursday, December 01st, 2016, - H.11:18AM
Author: Stefania Carlotto

In questo mese un appuntamento molto importante è passato praticamente in sordina, tranne per chi, suo malgrado, ne è automaticamente informato.
Sto parlando della GIORNATA MONDIALE DEL DIABETE che si è protratta per un’intera settimana, dal 7 al 13 novembre 2017.
Come è successo a me, penso che molti di voi non ne abbiano avuto notizia in tempo utile per poter accedere a maggiori informazioni.
Tuttavia ritengo non sia mai troppo tardi per approfondire un tema così scottante e attuale come questa malattia, che ha gravissime ripercussioni sul nostro corpo e in generale sulla nostra qualità di vita, se consideriamo le difficoltà di gestione della stessa.

Il diabete rappresenta:

  •   la prima causa di cecità
  •   la seconda causa di insufficienza renale
  •   la prima causa di amputazione non traumatica degli arti inferiori
  •   una concausa di metà dei casi di infarto e di ictus

In Italia ogni 20 minuti una persona muore a causa del diabete, anche se spesso il diabete non viene menzionato nel certificato di morte.
La percezione verso questa malattia è abbastanza lieve, mentre la sua diffusione è talmente elevata da essere considerata una malattia “epidemiologica”.
Viene da chiedersi se si tratta di un virus …
No, il diabete non è un virus, ma in questo caso l’Organizzazione Mondiale della Sanità, come pure le organizzazioni di controllo europee, americane eccetera, usano questa accezione perché è fortemente legata alla struttura della nostra società e al nostro stile di vita.

Siamo certi di valutare con obiettività quanto ci influenzi la pubblicità di alimenti ipercalorici e poco nutrienti, come sia ormai uso comune concederci una sorta di ricompensa affettiva attraverso “qualcosa di dolce” o “qualcosa di buono”, spesso identificato con cioccolato, snack dolci, praline?
Aggiungiamo poi che tutto questo avviene in un contesto dove l’industrializzazione del cibo lo ha impoverito di nutrienti e riempito di antibiotici, residui chimici di diserbanti o lavorazioni, modificazioni genetiche, ormoni …

L’eliminazione dell’“imprinting diabetogeno” è perciò ineludibile.
Ma come fare?
Evitiamo di tenere in casa abbondanza di dolciumi, perché il bambino li considererà parte dell’alimentazione quotidiana, inseriamo a pranzo e a cena le verdure, perché se non ci sono l’adolescente crederà che sia normale non nutrirsene, cominciamo la giornata facendo colazione, così i nostri ragazzi assumeranno comportamenti salutari e così via …
Espressioni del tipo “ho un po’ di zucchero nel sangue”, oppure “ho il diabete alimentare, ma se mi impegno scompare”, “ho il diabete della gravidanza, ma è normale e poi passerà” fanno perdere la percezione della gravità della malattia e impongono una seria riflessione anche sul nostro linguaggio, oltre che sul nostro modo di alimentarci.
Per renderci maggiormente conto delle reali dimensioni di questa malattia, vi fornisco i dati aggiornati ad aprile 2016: nel mondo ci sono 400 milioni di persone affette da diabete e si stima che nel 2035 saranno 600 milioni.
E in Italia?  I numeri sono impressionanti anche nel nostro Paese:  i dati forniti dal Prof. Enzo Bonora – Presidente della Società Italiana di Diabetologia - riferiscono che 1 su 16 residenti in Italia ha il diabete, che i diabetici nel 1985 erano 1.500.000 e che nel 2016 sono 4.000.000, cioè quasi il triplo in vent’anni.
Ai malati consapevoli di avere la malattia, occorre aggiungere circa 1.000.000 di persone che non sanno di averla e circa 3.600.000 che sono a rischio.
… E dire che siamo la culla della dieta mediterranea!!!
Ma quanto e come impatta tutto questo?
Il diabete di tipo 2, che costituisce il 90% dei casi, costa nel complesso dai 25 ai 30 miliardi di euro l’annola stessa cifra di una finanziaria o del patto di stabilità! E di tutti questi soldi, più di 3 miliardi di euro escono dalle tasche dei malati e delle loro famiglie, mentre 15 miliardi sono sostenuti dalla spesa pubblica e 10-12 miliardi sono i costi indiretti che coinvolgono ad esempio i prepensionamenti, le assenze dal lavoro, eccetera.
Questa somma è in continuo aumento e tra poco non sarà più sostenibile.

Per questo tipo di “virus” esiste un solo vaccino:

  •   la conoscenza della malattia
  •   la conoscenza dei fattori di rischio
  •   l’importanza della prevenzione attraverso lo stile di vita

Durante il mio lavoro faccio sempre riferimento all’importanza dello stile di vita, all’attività fisica e all’alimentazione corretta e mi capita troppe volte di scorgere tra le persone un moto di fastidio, come se stessero ascoltando una nenia che annoia ed addormenta.
Eppure è noto che la crescita del diabete è fortemente legata all’eccesso ponderale (sovrappeso e obesità) derivante da iperalimentazione, scarsa attività fisica, mancata o fallace educazione alimentare di base.

La diffusione del diabete nel nostro Paese appare ancora più ingiustificata se si pensa che l’Italia è stato il primo paese nel mondo a dotarsi di un piano sulla malattia diabetica con una specifica legge (16/3/1987 n.115 – Disposizioni per la prevenzione e cura del diabete mellito).

Stiamo pagando un prezzo molto alto sia in termini di vite umane, sia in termini di qualità di vita dei malati, sia in termini brutalmente più pratici e cioè in termini economici eppure, nonostante tutto, ancora non abbiamo ben chiara quanto sia determinante la nostra responsabilità in merito.
Paradossalmente eravamo meno ignoranti in materia quando eravamo meno istruiti! Basti ricordare che una volta si mangiava solamente “a pasto”, in casa c’erano le alzate da frutta che contenevano effettivamente frutta, e magari anche un cestino con la frutta secca, l’accesso alla dispensa da parte dei bimbi era subordinato alla richiesta alla mamma.
Dovrebbe farci riflettere un pochino
Intanto teniamo presente che il diabete è una delle 3 emergenze sanitarie mondiali, pur essendo l’unica malattia che non è trasmissibile per contagio.
Le altre due emergenze sono la malaria e la tubercolosi.
Anche questo dovrebbe indurre una riflessione e farci capire quanto sia nelle nostre mani non solo il nostro stare in salute, ma anche lo stare in salute dei nostri figli e dei nostri famigliari: il diabete non si trasmette come un virus, ma le cause principali che lo inducono sono da ricercare nelle abitudini di vita e nello stile alimentare.
Queste si trasmettono con molta facilità: è sufficiente la convivenza!

Stefania Carlotto