“Influenzati” dall’influenza

Author: Stefania Carlotto

Influenzati dall’influenza

Published: Monday, February 05th, 2018 - H.06:15PM
Author: Stefania Carlotto

L’influenza, alla quarta settimana del 2018, conta circa 5.500.000 persone.
Il dato più allarmante è che l’incidenza maggiore si registra nei bambini 0-4 anni, a seguire negli adolescenti.
Da bambina e da ragazzina, speravo inutilmente in un’influenza per assentarmi da scuola ed essere stracoccolata.
Anche successivamente ho a volte accarezzato l’idea di un’influenza, giusto per concedermi qualche giorno di riposo …  sarà forse per questa immunità che non ho mai percepito l’influenza come uno spauracchio, atteggiamento che invece riscontro come diffuso.
Non credo di avere doti da superwoman, non seguo in modo maniacale protocolli alimentari o di stile di vita, sono una persona che semplicemente si prende cura di sé tutto l’anno, senza ossessione e senza fobie.

La prima considerazione che mi viene spontanea riguarda la robustezza del sistema immunitario da cui dipende la resistenza ai virus.
Una volta chi si ammalava d’influenza, anche a più riprese, veniva definito di “salute cagionevole”, oggi invece si parla di “virus aggressivo” e della necessità di affidarci a qualcosa che lo possa combattere e tenere lontano.
Per approfondire l’argomento ho attinto dati e documenti direttamente dal sito di EpiCentro – Il portale dell’epidemiologia della sanità pubblica.

Questi i consigli che riguardano la prevenzione:

“È fondamentale ricordare che la vaccinazione rimane il principale strumento di prevenzione dell’influenza.
Inoltre, per ridurre la trasmissione del virus dell’influenza, è importante mettere in atto anche misure di protezione personali (non farmacologiche) come per esempio:

  •   lavaggio delle mani
      (in assenza di acqua, uso di gel alcolici)

  •   buona igiene respiratoria
      (coprire bocca e naso quando si starnutisce o tossisce,
      trattare i fazzoletti e lavarsi le mani)

  •   isolamento volontario a casa
      delle persone con malattie respiratorie febbrili
      specie in fase iniziale

  •   uso di mascherine da parte delle persone
      con sintomatologia influenzale quando si trovano
      in ambienti sanitari (ospedali).”

Considerando i numeri sembrerebbe che: gli italiani non si vaccinino, non si lavino le mani, non si coprano bocca e naso quando tossiscono o starnutiscono, non si isolino in casa e non usino le mascherine …
In una manciata di righe sono andati a farsi friggere tutti gli insegnamenti di buon senso che ho ricevuto principalmente da mia madre
(a proposito, dovrei risentirmi con lei che ad ogni cambio di stagione ci faceva ingurgitare l’olio di fegato di merluzzo e non erano soft-gel… erano cucchiaiate disgustose!),
ma non solo:  si sottovaluta l’utilità comprovata della prevenzione intesa come sana alimentazione – corretta idratazione – regolare attività fisica, e, delegando la salvaguardia della nostra salute al vaccino, si genera una sorta di deresponsabilizzazione individuale.

Ed infatti, se andate a leggere uno qualsiasi dei manifesti utilizzati per sensibilizzare le persone a scegliere la via della prevenzione, vedrete anche voi che l’unica via è il vaccino, unito alle regole di igiene che riguardano il lavaggio delle mani eccetera eccetera.
Fermo restando che il vaccino è indispensabile e consigliabile per alcune categorie di persone, come sostenuto e consigliato da tutti i medici,
secondo me non si deve prescindere dai comportamenti quotidiani che ognuno di noi deve responsabilmente adottare per tutelare la propria integrità fisica!
E mentre tutto il mondo si muove da anni per sensibilizzare ad uno stile di vita più corretto (col risultato aggiuntivo di abbassare i costi sanitari, oramai astronomici!),
noi siamo indotti a pensare che ci sia una via più facile.

Purtroppo non è così:
il vaccino trivalente, utilizzato per la maggiore, non comprende ad esempio il ceppo di tipo B/Yamagata e vi riporto quanto risulta:

“InfluNet-Vir:  durante la quarta settimana del 2018 rimangono dominanti i ceppi di tipo B, per lo più appartenenti al lineaggio B/Yamagata, contenuto solo nel vaccino quadrivalente.
Dall’inizio della stagione di sorveglianza virologica, i virus di tipo B rappresentano nel complesso il 66%, mentre nell’ambito dei virus A (34%) prevalgono i ceppi A/H1N1pdm09 (86%).

Ecco ciò che ha dichiarato il Dr. Giovanni Rezza, direttore del dipartimento Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità (Iss)
(link dell’articolo
http://salute.ilmessaggero.it/medicina/influenza_tosse_infezioni-3488465.html):

“…Tuttavia, sta circolando un tipo di virus B che lo scorso anno si è diffuso di meno nel nostro paese.
«Si tratta del virus Yamagata di tipo B», spiega Rezza.
Questo potrebbe anche spiegare perché ci sono tanti ammalati a fronte di un aumento, seppur lieve, delle vaccinazioni.
«Il vaccino più utilizzato in Italia quest'anno è il trivalente adiuvato - dice l'esperto dell'Iss - che non contiene il B Yamagata
e quindi può succedere che, anche se vaccinati contro l'influenza, si venga colpiti lo stesso»”

La lettura di questi dati consente di evidenziare che certamente dobbiamo essere grati di vivere in un tempo in cui scienza e medicina
ci forniscono strumenti eccellenti per poter curarci e migliorare la nostra vita,
ma che dobbiamo responsabilmente metterci del nostro perché questi strumenti risultino davvero efficaci.

Stefania Carlotto