PFAS ed i 21 Comuni

Author: Stefania Carlotto

L’acqua dei 21 Comuni interessati dai PFAS e’ potabile?

Published: Tuesday, May 08th, 2018 - H.11:37AM
Author: Stefania Carlotto

Alonte, Brendola, Lonigo, Sarego, Asigliano, Noventa Vicentina e Poiana Maggiore (provincia di Vicenza);
Montagnana (Padova);
Albaredo, Arcole, Cologna, Pressana, Roveredo di Guà, Veronella, Zimella, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Legnago, Minerbe, Terrazzo (Verona).

Oggi apro una finestra su questo problema che coinvolge 21 comuni nelle province di Vicenza, Verona e Padova.

Negli ultimi tempi i PFAS trovano spazio quasi quotidiano e ho cercato di capire meglio quale sia la situazione.
Il problema riguardante l’ex RIMAR, ora MITENI, mi era noto, se ne parlava, se ne conosceva l’origine da molti anni.
Così, cercando un po’ più in profondità le notizie, si scopre che MITENI da 7 anni non produce più PFAS e PFOA (per essere precisi produce Pfas a catena corta Pfos che non hanno persistenza nell’organismo)
e che le stesse sostanze sono però acquistate dal mercato estero da circa 200 aziende della zona che operano nel settore conciario e manifatturiero.

Tali imprese sono allacciate agli stessi scarichi consortili a cui è allacciato lo stabilimento MITENI e le domande che sorgono sono:

  •   A che punto sono i controlli?
  •   Siamo sicuri che i peggiori inquinanti per la nostra salute siano i PFAS?
  •   Non ci possono essere altri inquinanti che attualmente non sono monitorati?

Mi sono posta queste domande dopo aver trovato una sentenza del 14/04/79 nella quale l’ex Rimar fu ritenuta non responsabile di inquinamenti.
Sappiamo però che dopo circa 40 anni possono essere variati sia gli strumenti di monitoraggio,
sia le disposizioni di legge in merito ai minimi da rispettare sugli sversamenti nelle acque e pertanto ho cercato di approfondire l’argomento.

Abito a Vicenza e, nonostante la città non rientri nella “zona rossa”, ho sentito la necessità di essere rassicurata sulla qualità e sulla sicurezza dell’acqua che beviamo e utilizziamo quotidianamente.
Inizialmente ho cercato notizie in merito sul sito della Regione Veneto, poi mi sono rivolta anche ad ARPAV e a MITENI,
semplicemente perché, ascoltando i servizi di stampo scandalistico o peggio, terroristico, sentivo che qualcosa strideva.

E infatti, se consideriamo che la Regione Veneto è attiva rispetto a questo problema fin dal 2013 e come dicevo, MITENI collabora sia con ARPAV che con la Regione, come possiamo ancora essere tartassati dai soliti mantra?
Va detto che è stato condotto un monitoraggio per approfondire la situazione del contesto geologico e che la Regione Veneto ha deciso di potenziare la barriera idraulica attraverso la realizzazione di nuovi pozzi
e il potenziamento del sistema di depurazione con filtri a carbone.
Ulteriori implementazioni della barriera sono avvenuti nel 2015, mentre nel 2016 è stata realizzata una nuova barriera.

Tutto questo ha portato a qualche risultato?

Ad oggi possiamo dire di sì e possiamo tranquillamente bere l’acqua che proviene dai nostri acquedotti perché i filtri a carbone funzionano,
mentre per le acque di abbeverata e dei pozzi privati per irrigazione le analisi sono ancora in corso.
A riconferma di ciò sopra scritto, il 9 aprile 2018 ARPAV ha pubblicato i dati relativi alle analisi fatte allo scarico MITENI:
per il 99% i PFAS a catena lunga e a catena corta presenti nel collettore ARICA non provengono da MITENI.

Da questa panoramica appare evidente che, persistendo il problema, le indagini e le analisi dovrebbero essere allargate anche alle altre 200 aziende che utilizzano sostanze perfluoroalchiliche.

E anche su questo una risposta in realtà c’è, dato il fatto che il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche si è espresso, decretando una serie di provvedimenti e accertamenti
da attuare in un programma cronologico ben definito, come di fatto recepito dalla Regione Veneto con il decreto n.101 del 7 marzo 2017.
A questo punto sarebbe importante sapere qual è lo stato dell’arte attuale, rispetto alle disposizioni del TSAP,
come pure sarebbe importante sapere se le verdure dei nostri orticelli siano o meno “in salute” …

Mentre aspettiamo pazientemente gli aggiornamenti, sappiamo che tutta l’attività svolta e in svolgimento è mirata alla soluzione di un problema le cui conseguenze potrebbero ripercuotersi sulla salute.
Ad oggi, comunque, studi effettuati non evidenziano con certezza la correlazione tra insorgenza di malattie e presenza di PFAS nel sangue.
Eppure continuano a sorgere comitati, si aprono indagini, ma, da quanto si apprende dai giornali, sono tutte a senso unico, mentre sarebbe importante capire perché, nonostante le certificazioni di ARPAV rispetto al grado di inquinabilità di MITENI, le stesse non contemplino, ad esempio, le altre 200 aziende presenti sul territorio.

Va sottolineato inoltre che il Registro Tumori ha compiuto uno studio approfondito che ha escluso la correlazione tra insorgenza e maggior incidenza di neoplasie con la presenza di PFAS nel sangue.

Grande apprensione si è sviluppata, giustamente, verso la tutela della salute dei nostri bambini e ragazzi.
Doverosamente sono stati fatti accertamenti in proposito ed è stato istituito un filo diretto tra le analisi dell’acqua delle scuole e tutti gli utenti, per monitorare la situazione.

Per chi fosse interessato, ecco il link:

http://www.analisipfas.it/controlli-scuole.html

Ritengo doveroso ricordare che la salute non si promuove semplicemente cercando di addossare colpe e responsabilità a destra e a manca
e che alle 3 emergenze mondiali (tubercolosi, malaria, diabete) se n’è aggiunta un’altra da poco tempo ed è l’antibiotico-resistenza:
anche per affrontare questa, occorre una maggiore e corretta informazione associata ad atteggiamenti responsabili che si assumono attraverso un’attenzione quotidiana ad un migliore o rinnovato stile di vita.
I dati relativi al 2016
(https://www.newence.com/2016/12/09/dati-epidemiologici-aggiornati-per-le-malattie-cardiovascolari-in-europa/)
indicano che le malattie cardiovascolari causano più di quattro milioni di morti ogni anno in Europa,
rappresentando il 45% del numero totale di decessi.
Le cause più comuni sono state la cardiopatia ischemica e le malattie cerebrovascolari, con 1,8 milioni e 1,0 milioni di morti rispettivamente,
eppure questi dati sembrano essere indifferenti ai più, come pure permane una sostanziale indifferenza nei confronti dell’obesità e del diabete.
Mi astengo dal condividere con voi le mie considerazioni rispetto a questa situazione, sicura che ognuno di voi saprà fare delle valutazioni oggettive e, di seguito, per chi volesse approfondire l’argomento del presente,
riporto alcuni studi (perdonerete la traduzione dall’inglese sicuramente non perfetta…).

Ne cito qualcuno, tratto dalla rassegna di NCBI:

  •   Studio a cura di “Department of Epidemiology, West Virginia University “– Agosto 2016

“OBIETTIVI: Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono idrocarburi sintetici indicati per preservare la vitalità delle cellule delle isole pancreatiche e ridurre l'ipossia e l'apoptosi delle cellule delle isole.
Abbiamo studiato il rapporto tra componente PFAS e diabete e se questo variava a seconda del tipo di diabete.
RISULTATI: I livelli di PFAS erano significativamente più bassi in quelli con diabete e più bassi in quelli con diabete di tipo 1.
CONCLUSIONI: I livelli di PFAS sono negativamente associati al diabete.
Questa relazione inversa è stata più evidente per il diabete di tipo 1, suggerendo che la relazione con la PFAS sierica può variare con la gravità della carenza delle cellule insulari.

  •   Studio a cura di “Department of Public Health Sciences, School of Public Health, University of Alberta, Edmonton, Alberta, Canada” – Maggio 2011

“Acidi perfluorurati e ipotiroxinemia in gravidanza:
Gli acidi perfluorurati (PFA) sono contaminanti prominenti e diffusi di sangue umano. Negli studi su animali vi sono prove che suggeriscono che alcuni PFA possono interferire con l'omeostasi dell'ormone tiroideo ...
Abbiamo progettato uno studio caso-controllo abbinato individualmente per indagare se l'esposizione a perfluoroottanoato (PFOA), sulfonato perfluoroesano (PFHxS),
e perfluorottano sulfonato (PFOS) è stato associato con hypothyroxinemia nelle donne in gravidanza da Edmonton, Alberta, Canada, nel 2005-2006;
le analisi indicano che le concentrazioni di PFA nella popolazione di donne incinte non sono associate con hypothyroxinemia.

Gli attuali risultati quindi "non supportano un nesso causale tra l'esposizione PFA e hypothyroxinemia materna nella popolazione studiata".

Infine una pubblicazione del 27 marzo 2018:  German Federal Institute for Risk Assessment, Department of Food Safety, Max-Dohrn-Str. 8-10, 10589, Berlin, Germany;
German Federal Institute for Risk Assessment, Department of Food Safety, Max-Dohrn-Str. 8-10, 10589, Berlin, Germany. Electronic address thorsten.buhrke@bfr.bund.de.
Le sostanze perfluoroalchilate (PFAS), perfluorooctanesolfonico acido (PFOS) e acido perfluoroottanoico (PFOA) sono utilizzate per la fabbricazione di repellenti.
L'uso di PFOS e PFOA era limitato a causa della loro proprietà reprotossiche e della loro persistenza ambientale.
Pertanto, l'industria passa a PFAS alternativi, ma, a differenza di PFOA e PFOS, sono pochi i dati tossicologici disponibili per i loro sostituti.
Il meccanismo molecolare alla base della tossicità riproduttiva di PFOA e PFOS è in gran parte sconosciuto.
Dai test condotti emerge che la secrezione di estrone e la secrezione di progesterone sono marginalmente aumentate dal PFOA,
ma tali effetti sono stati osservati solo a concentrazioni superiori a 10μM:
Nessun effetto sugli endpoint molecolari endocrini a concentrazioni uguali o inferiori a 10μM.
Così, come le concentrazioni di siero nel sangue dei diversi PFAS nella popolazione generale occidentale sono nel range di 10nM o meno,
i risultati suggeriscono che PFAS potrebbe non esercitare effetti endocrini nell'uomo a concentrazioni rilevanti per l'esposizione in base agli endpoint molecolari esaminati in questo studio
.”

Le fonti da cui sono tratti i dati sono:  ARPAV, <>Regione Veneto, Pubmed-NCBI, Comunicati stampa MITENI.

Stefania Carlotto